Mendoza, dopo la visita alla turistissima Bodega Don Arturo accompagnato da una showgirl che sfila tra le barriques vestita di attillato e trasparente rosa, hai quasi perso ogni speranza di trovare un intermediario genuino per la terra del Malbec. Stai alzando polvere sulla sterratissima strada del vino di Mendoza quando un cartello alla tua sinistra sembra darti l'ultima chance per trovare un vero produttore: "il Malbec di Ricardo Santo". Ricardo ha lasciato il nome in eredità e ti accoglie Patrizio Santo, il figlio nonchè enologo.
Famiglia di discendenza italo spagnola, come tutti in Argentina, originaria di Buenos Aires, negli anni 50 si sposta a Mendoza e compra una proprietà. Nel 1992 quando decide di impiantare malbec questo vitigno era considerato una varietà di seconda classe. A quei tempi spadroneggiava il trittico francese: cabernet sauvignon, merlot, chardonnay.
Oggi sono 2000 bottiglie malbec, sangiovese e bonarda, 40% mercato interno e 60% export "per chiunque lo vuole", filosofia aziendale: "fare il vino che ci piace davvero bere".
Attorno ad un tavolo tra enormi pareti rosse e gialle, Patrizio, con un inglese sicuro e un sorriso di distaccata sicurezza ti racconta la sua storia tutta argentina del malbec, il 65% del vino prodotto in questo paese.
"For us Malbec is the wine and is wine for everybody in Mendoza, today Malbec is the variety. We use oak but we look more for elegancy and drinkability".
Sulla terrazza che apre sui vigneti il tuo uomo di Mendoza ti spiega che l'irrigazione, una volta ogni due settimane, la fanno con l'acqua che scende dalle ande sfruttando un sistema di canali la cui prima struttura risale ai tempi degli indios.
Mentre assaggi un fresco e fruttato Sangiovese spillato dalla cisterna lui ti dice che qui tradizionalmente si usava il cemento perchè mantiene stabile la temperatura e riduce l'influenza dell'esterno. Di recente si è passato all'acciaio ma si sta già ritornando ai vantaggi del cemento.
Segui il tuo guru nella cellar tra cataste di barrique, profumo di IKEA e di formaggeria, Patrizio prende un paio di bottiglie e ti riacompagna al tavolo. Assaggiamo tre vini: un morbido e fruttato sangiovese, una bonarda che capisco avere lo stesso posizionamento del nostro dolcetto (un intenso fruttato da sincera beva per ogni occasione) e finalmente il Malbec. Un 2011, perchè l'Argentina non è terra da grandi riserve, frutta rossa impreziosita da inconfondibile imprinting di selvaggio che rende questo vino non facilissimo alla prima beva. "Il Malbec è come gli argentini, al primo contatto sono un pò ruvidi". Segue leggera tostatura di mandorle, morbidezza con un tannino che si sente. Lunga persistenza.
Mentre finiamo la bottiglia parliamo di vino e culture: Italia, Argentina e Australia. Patrizio ti lascia il contatto del suo importatore di Sidney, Juan Cameron, un pilota pazzo della Quantas che tra un volo e l'altro importa vino argentino. Sono passate più di due ore, esci con una bottiglia di malbec e e mezza bottiglia di Bonarda. Ti saluta anche Mario, l'ultimo di 16 cani della bodega perchè oltre a produrre selvatico malbec qui si recuperano randagi.
Friday, 8 February 2013
L'uomo del Malbec (03.02)
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment