Ti chiedi che ci fai alle 10.00 di sera da qualche parte tra Calingasta e Pachaco fermo tra la tua Meriva ricoperta di fango e un improvvisato fiume che attraversa la routa 149, una attempata signora si lamenta dicendoti "al Cile esto no capita, no ay fiume en la carettera, y se capita la policia arriba e la serra subito" e tu le rispondi:" signora no lo dica a migo che soy Italiano". Un altro improvvisato compagno di avventura ti rivela:"es normal tiene aspettare e esperare que l'agua pasa, magari una ora" il che non è molto confortante mentre un plotone di zanzare ti sta mangiando vivo quando l'unica che dovrebbe mangiare è Sofia. Alla luce dei fari si discute sul da farsi, un altro companiero da questa parte del fiume diffonde notizie allarmanti:"esto es el minor problema ai un otro problema più avanti, mas problematico".
La giornata era cominciata con i migliori propositi avventurieri: da Mendoza per raggiungere San Juan snobbiamo la diritta e rassicurante autopista 40 e imbocchimo la tortuosa 7 che si arrampica sulle Ande, in cerca di paesaggi lunari. Incrociamo gli stessi 200 truck della pampa ma qui salgono e scendono, curvano a sinistra e a destra e ancora sinistra seguendo una linea gialla sull' asfalto marrone, tra cascate di roccie e il Rio Mendoza, anche lui marrone da tutta la terra che si è mangiato. Mentre scivoliamo lungo il il solco del fiume a destra e sinistra sfrecciano varianti di pastello in roccia polverizzata: carbone, senape, matita, petrolio, rame. Rifornimento al benzinaio di Uspallata ( 20 litri di super per la nostra Meriva, due panini di pongo bagnato per noi: salame e crudo unicamiente, una chupa chups per Sofia) e via sulla salita dei colori. Al puesto di controlo de la policia il rappresentante dell'autoridad militare ci fa capire che siamo fuori strada di 60 km (2 h da queste parti) a 20 km dal Cile. Continuiamo a salire, siamo a 2800 mt davanti al Puente de Incas, un ponte di calcare giallo costruito da una afluente del Rio Mendoza che incontra acque termali. U turn a 2800 mt e giù per la valle ripercorrendo al contrario l'arcobaleno di roccia . Sono 5 ore che guidiamo, su, giù, sinistra, destra , ninna nanna per Sofia nel retro del nostro minivan famigliare.
Alla stazione di servizio dei panini di pongo svoltiamo a sinistra e subito un primo indizio sulla situazione delle strade argentine e andine: dobbiamo guadare 5 metri di acqua che taglia la routa 39, una passeggiata.
La routa 39 sono un centinaio di km equamente distribuiti tra asfalto e terra, che attraversano un altipiano desertico dalla parte della parte dell'Argentina. Lo percorriamo tra temporali, pozzanghere e laghi, incrociamo solo una macchina e due truck, ci fermiamo per respirare un intenso legno e sandalo, le motagne attorno ci avvolgono.
Alla stazione di servizio di Tamberias, poche anime e qualche cavallo, mentre investo gli ultimo 100 pesos in super, la chica distribudora mi avvisa che la routa per San Juan potrebbe essere chiusa per frane e temporali, non vede passare macchine da almeno due ore. Manteniamo la rotta ma ecco il primo vero problema, un albero in mezzo alla strada ti dice che se continui di li non vai da nessuna parte. Gli asfaltatori argentini indicano l'alternativa: una Camel Trophy tra sabbia e rocce, non abbiamo altra alternativa. Sono 7 ore che guidiamo e sentiamo le pietre bussare sotto la nostra Chevrolet Meriva superimpolverata. Da qui in avanti sembra tutto in discesa, scorriamo veloci giù dalle ande verso San Juan, inizia a fare buio, seguo i fari di un guidatore più esperito di me di queste strade, poi tante luci rosse, insieme, ferme, in colonna. Scendiamo dalla macchina, sono quasi le 10 di sera, siamo spiaggiati davanti al fiume di acqua e fango che taglia la nostra strada per San Juan, in compagnia di altri avventurieri. Charlie lo dice subito "si può fare", ma tutti sono fermi, passano solo i grossi truck creando piccoli straripamenti del fiume. Poi la svolta, un temerario argentino apre la strada mentre un altro esulta "un choce es passado!". Tutti in macchina pronti al grande guado ma il primo della fila confessa: "tengo familia nel coche no so se passar" secondo me sta veramente drammatizzando. Passiamo il primo guado, poi un secondo davvero lungo (almeno 20 metri) , un sussulto di gioia, poi un terzo e un quarto guado. Dopo oltre 12 ore al volante del nostro minivan carico di fango dentro e fuori, Charlie avvista le luci di San Juan, mi sento come un marinaio che vede le luci del porto dopo settimane di mare aperto. W la pianura, w la pampa.
Friday, 8 February 2013
Avventura sulle Ande (04.02)
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFabulous photos !
ReplyDeletewhoah..I'm looking forward to opening "the book" and flicking through these again at some point.
Well done you three.
xx Danielle