Wednesday 26 June 2013

Orecchie bioniche

A bordo della mia Nissan Quashqai sono affacciato allo stop pronto ad immettermi nella via principale. Esito non so da che parte della strada devo guidare, troppa Australia sulle spalle.
Profumo di erba appena tagliata e grano bagnato dai finestrini mi riporta a correre in mezzo a un campo seguendo il mio Ufo Solar per l'ultimo saluto prima del suo viaggio di sola andata verso il sole.
Scopro di avere un paio di orecchie bioniche, posso sentire e soprattutto capire ogni sibilo di conversazione che volteggia nella sala del bar mentre sono in coda per pagare il mio pieno di gasolio a 1,54 euro/l. Miracolo del ritorno alla lingua madre dopo mesi di spagnolo, inglese e soprattutto cinese.
Profumo di caffè a 50 centesimi alla macchinetta nella sala di attesa della Euro gomme. Sotto la mia macchina, con un ritardo di tre mesi, stanno sostituendo le gomme invernali con quelle estive per brusco risveglio dal lungo letargo. "Buongiorno cosa posso far per lei?" Mi mette a disagio questa formalità del "lei" che riscopro in questo posto cosi poco formale con mani piene di grasso, trapani, bulloni e profumo di gomma sintetica. "Vuole fare un'assicurazine sulle gomme nuove? Riparazione in caso di foratura o sostituzione se non si può riparare". Si mi interessa costa poco e vale in tutta Europa ma posso farla solo su due gomme, quelle che ho appena comprato, e sulle altre due? La risposta è veloce: "Ma si se si buca una gomma non assicurata può sempre bucare anche quella nuova per fare comunque arrivare il carroattrezzi. Buongiorno Italia al profumo di furbetteria.

Heatrow

Charles se la sorride mentre tira fuori 85kg di valigie dal porta bagagli della sua Ford Galaxy adibita a taxi tra Londra e Heatrow. Uno a uno sfilano i compagni della nostra avventura: Mr Blue, il più tosto con la sua stazza sempre un soffio sopra i 25 kg legalizzati dalla British Airways; Mr Red, 18,5 kg di scarpe, cinture e toilettires. Poi Mr Orange, contenitore di quello che le ricerche di mercato classificherebbero sotto la categoria "altro" ovvero tutto ciò che non riesci a mettere nelle valigie e ti devi portare in volo e Mar Green, il migliore amico di Sofia a volte seggiolino altre volte zainetto da spalla. Abbiamo deciso di battezzare i nostri bagali ricorrendo a inequivolcabili codici colore mutuati dall'universo cinematografico quando a una settimana dalla partenza abbiamo capito che la frase "le calze sono nella valigia blu, quella grossa" era molto meno pratica di "sono in Mr blue".
Siamo di nuovo a Heatrow, sei mesi dopo la nostra orbita intorno al globo; ci siamo arrivati con un taxista con sorriso dal Ghana appoggiato su una cravatta rossa semielegante. Quando è venuto a prenderci a Londra Charles mi ha chiesto se con tutte queste valigie stessi mo andando in Africa, gli ho risposto "no ma torniamo da un giro del mondo di sei mesi". "Che cosa avete mangiato, come vi siete mossi, dove avete dormito?" La sua curiosità è a 360 gradi e gli sembra una cosa davvero grossa questo viaggio, una specie di alternativa a 'scalare l'Everest". Adesso che siamo ritornati al campo base inizio a ripassare i ricordi e questa volta sono quelli di Sofia. Nei suo sei mesi in giro per il mondo c'è la California con la casa di Topolino, Mini e Gufy a Disneyland. La Patagonia è la terra delle pecore e dei Gauchos, soprattutto del Gaucho dell'Estanzia Galpon e della pecora tosata sotto i suoi occhi con fare molto macho. In Chile abita Jade, compagno di tre cene all' ostello di Pucon e primo uomo ("the man") di cui Soffia abbia ripetutamente chiesto notizie. La casella della nuova Zelanda è vuota, non ci sono uomini, animali o pupazzi animati da ricordare, forse non ci siamo mai stati. L'Australia è il paese delle grandi cose, la grande chitarra, la grande mela, la grande aragosta, la grande pecora e tante altre statue di dubbio gusto che sfilano sulle strade della East coast. La China è la "please no more picture" land, dopo centinaia di macchine fotografiche puntate sulla piccola diva che rendono ogni passeggiata una difficile sfilata da star.
"Cabin crew prepare for landing", anche noi ci prepariamo a questo brusco atterraggio. Con le ruote che toccano terra anche un brividino dentro che non sa bene in che direzione andare. Facce amiche oltre la sliding door aiutano ad ammorbidire il tutto.

Friday 21 June 2013

Top China experiences

- Dormire a Hutong (Beijing) per camminare la mattina tra le viuzze in mezzo agli uomini in pigiama e alle gattare in vestaglia.
- Scivolare giù dalla Grande muraglia sul taboga facendo le pieghe in curva.
- Sfilare tra le luci del Bund di Shanghai proteggendo la star Sofia da un esercito di paparazzi.
- Sfrecciare a 300 km/h sul fast train da Shanghai a Beijing tra campi bruciati e torri di cemento avvolti da una nebbia post atomica.
- Cena a base di dampling dai mille ripieni e Tsingtao beer con pesce bollito in omaggio perchè hai superato la folle spesa di 100 yuan (12 euro).
- Navigazione in notturna, con altri 100 turisti cinesi,  tra i canali di Souzoh alla luce delle lanterne e al canto della tradizione con vendita finale di DVD fotografici.
- Affrontare il caldo bagnatissimo di Shanghai con un braccio incelofanato dopo aver fatto visita al Tattoo studio di Dylan.
- Discutere di cultural european mainstream con un abitante dell' Humble Administrator Garden in Souzoh con 40 gradi all'ombra.
- Ogni giorno cercare di superare le barriere linguistiche con il teatro del mimo. Ad esempio come spiegare al fruttivendolo di Hutong che hai già pagato per il gelato? Come fargli capire che sei uscito e sei rientrato nel suo negozio perchè ti sei dimenticato l'acqua che è l'unica cosa che adesso devi pagare? Ripeti la scenetta due volte poi, come nel gioco dei mimi, qualcuno finalmente intuisce. 

Thursday 20 June 2013

Shanghai Tattoo

Allo studio Shanghai Tattoo di Dylan, terzo piano di un palazzo Blade Runner di Maoming Nan Lu road, puoi sfogliare la rivista Flash Tattoo e scegliere tra un coloratissimo guerriero del sol levante che si apre lo stomaco sprizzando sangue anche dagli occhi o un E.T. con uno sguardo languido su una schiena bianchissima. Io mi accontento di tre lettere verticali nero su rosa per un fonetico So-phi-a come degna celebrazione della fine del congedo parentale. Come dal dentista aspetto il mio turno seduto su un divano ma qui al posto del manuale della perfetta igiene orale c'è  un incoraggiante "Yes tattoo hurts" pennellato di rosso sul soffitto. Il livello di ansia è almeno doppio rispetto all'attesa per una otturazione. Davanti a me tre postazioni per artista tutte occupate per interventi graficamente più complessi e colorati della mia richiesta lineare in black and white. Fuori splendono i soliti grattacieli di smog e qualche pittogramma simile ai miei ma pulsante di rosso. Sotto un'adrenalinica compilation di hard rock stringo il layout con le mie 3 lettere tenendolo sempre dal verso giusto per evitare drammatici errori in fase di realizzazione dell'opera. Sto per agguantare il n. 5 di "Tattoo Erotica" quando l'uomo nero con la testa rasata e i lobi delle orecchie allargati mi chiama al suo banco di lavoro: è il mio turno.
Dopo 15 minuti di ago, inchiostro e pacca finale sulla spalla esco con un braccio incelofanato a proteggere il mio tessorro per affrontare i 42 gradi bagnati di Shanghai.

Italian cultural mainstream

Al giardino dell' Humble Administrator di Souzoh tira un'aria calda da cottura a vapore. La mia maglietta grigia Timberland indossata ancora bagnata da bucato nel lavandino del Soul hotel ha fatto in tempo ad asciugarsi e tornare umida, questa volta di sudore. Tanto Verde attorno per un beneficio puramente visivo senza alcun sollievo fresco sulla pelle. Lu della provincia occidentale se ne sta seduto su un pezzetto di storia fatta a muro di pagoda; armeggia una reflex con un teleobiettivo da far impallidire la torre del Bund di Shanghai. Svolti i convenevoli, come da dove vieni e perchè in Italia si parla Inglese (mi ha sentito discutere con Charlie), Lu sintetizza così la moderna fisolofia cinese :"pensare a fare soldi per comprare macchine e vestiti". Poi, a bruciapelo, mi spara l'impegnativa domanda: " what is the Italian cultural mainstream"?  A distanza di 6 mesi mi ritrovo in una situazione tipo tavolo delle conversazioni peace and love del Red Victorian Caffe di San Francisco, ma qui fa molto più caldo e non aiuta la concentrazione. Azzardo un "dipende dai periodi e dalla sottocultura di appartenenza (in inglese)".  Poi, anche con l'aiuto di Charlie, elaboro una risposta: "si lavora sempre e anche di fretta, specialmente a Milano, ma c'è sempre più la necessità di fermarsi per un buon bicchiere di vino o un piatto della cucina tradizionale". Gli ho sfoderato una sorta di teoria della slowfoddizzazione della società capitalistica in cui vino e cibo hanno ammorbidito tempi e modi del lavoro del proletariato e della borghesia. Un approccio agroalimentare che mette tutti d'accordo con le gambe sotto lo stesso tavolo. Continuiamo a parlare di bellezze e bruttezze architetoniche e della vita. Siamo d'accordo sul fatto che i palazzoni non devono per forza essere oscenamente comunisti come in China, vedi ad esempio cosa succede a New York. Lo stesso sul principio che la vita non è solo lavoro e che ci dobbiamo tenere strette le settimane di vacanza, in Cina sono 6 come in Italia. Anche solo per fotografare le bellezze di posti come questo dove, per la prima volta, si respira un pò meno inquinamento e si vede il cielo. Vorrei dire a Lu: "rimaniamo in contatto su FB" ma qui non c'è rete per i social media.

Memorie comuniste (15.06)

Per Claudio passaggiare tra il rosso e il nero della città proibita è un ritorno al passato. Classe 1960, capelli grigi arruffati sotto un berretto da marinaio, lui è venuto qui nel 1954 dall'Ecuador come Presidente della federazione degli studenti universitari. Ci è venuto in Transiberiana perchè Beijing era la terza tappa, dopo Mosca e Stalingrado, del congresso dell'unione internazionale degli studenti patrocinato dai popoli comunisti. E' stato invitato ad una cerimonia a Beijing con altre 200 persone dove erano presenti il primo Ministro e Mao.
Le sue memorie: "Allora era una società egualitaria, tutti vestivano dello stesso azzurro (solo nella più occidentale Shanghai le donne erano eleganti), abitavano nelle vecchie case in pietra e legno come quelle di Hutong e Mao era... meraviglioso". Oggi ci sono milionari, vestiti colorati ma palazzi grigi, inquinamento e Mao è ancora meraviglioso ma solo qui.
Per il resto Claudio ha girato un pro l'Italia tra Napoli, Milano e Torino, cita l'ultimo imperatore di Bertolucci e dichiara la sua passione per la nostra letteratura: "Dante e Petrarca e anche il Leopardi che è un romantico e pure Dannunzio anche se è un pò fascista".  Quando di prima mattina prende posto sul nostro express tour di Beijing, con quel suo farneticare in spagnolo e alcune affermazioni tipo "ho conosciuto Mao" penso che sia una specie di don Quisciotte un pò rincoglionito. Solo poco prima di essere scaricato dal minivan a fine tour mi accorgo di avere parlato con un romantico barricadero con la pelle consumata che ha viaggiato nel tempo per racconti con occhi pieni di emozione.

In città con Sofia

partiamo dal fatto che i cinesi adorano i bambini, anche per il solo fatto che se tutto va bene ne possono avere solo uno.  Mettiamo una creatura di due anni e mezzo, colori, linee e suoni occidentali, un pò di trecce e fiocchi rosa. Aggiungiamo un "ni hao" (il locale ciao) che esce dalla bocca quando incontra qualcuno ed è facile immaginare come mai Sofia appaia su un centinaio di smartphone disseminati tra Shanghai e Beijing. La sfilata inizia nell'elegante secondo piano del museo di People Square, in mezzo a 600 anni di porcellane dalla dinastia Ming a quella Quing, la vera attrazione è la bambola Sofia. Il guardiano con la fascia gialla, Il turista Koreano, l'amico del turista Koreano, l'appassionata di draghi blu e quella di fiori  rossi stendono Il loro iPhones al passaggio della piccola Italo australiana. La passerella prosegue nei vicoli della città vecchia di Shanghai dove, tra l'odore di riso bollito e quello di acqua marcia, il trasportatore di cartone, l'uomo in pigiama, la fruttivendola, la parrucchiera e l'uomo da bar si mettono in coda per una foto con Miss Sofia. Ancora sulla grande muraglia tra gli Iphones della turista con ombrello parasole, della venditrice di cappelini a stella rossa e della controllora della seggiovia, sotto un sole umido e opaco. E per finire ancora paparazzi tra le casette molto decadenti di Hutong: l'operatore ecologico, il giocatore di Majang, la cuoca di strada, la nonna del bimbo senza mutande, il bimbo senza mutande, il fumatore, la fabbricatrice di ravioli, il ciclista con la ruota storta, il venditore di aglio e tanti altri abitanti di questo mondo no frills. Tanti sorrisi, pochi denti, qualche tatuaggio, un pò di pance, molte ciabatte, alcuni gatti in legno che salutano: tutti alla corte di Miss Sofia per un'esperienza indimenticabile sotto questo cielo colorato di smog e umidità che non viene mai giù.

Italian dinner in Shanghai (11.06)

Se cerchi di organizzare una cena in stile italiano per gli amici che ti ospitano a Shanghai devi confrontarti con:
- olio extra vergine di oliva Filippo Berio (packet by Salvos spa Lucca) con gusto vegetale per condire un tentativo di bruschetta.
- Tiramisù fatto con chinese farm cheese al sapore di albicocca che traina tutto verso un mondo yogurt, molto stucchevole.
- Vino Chardonnay Pais doc imbottigliatto da Euro wines come inquietante Sommelier choice.  Comprato in promo 2 per 1 alla locale superette in abbinamento con un Bordeaux Tour 2001 messo in bottiglia dagli stessi mercanti senza scrupoli per un'esperienza senza profumo e senza gusto
Puoi sempre aggiungere un finale cinema con dvd acquistato al movie store sotto casa. Tra colori opachi e Tom Cruise che parla con un fortissimo eco, a metà del primo tempo qualcuno decide di abbandonare la sala in qualche parte del mondo e tu vedi la sua ombra alzarsi al centro del tuo teleschermo. Degna conclusione per quest'italian dinner in Cina.

Cavi elettrici

I cavi dell'alta tensione ti seguono dall'aeroporto di Shanghai, cavalcano al tuo fianco su torri di acciao e poi pali di legno fino ad arrivare in città dove si attorciliano in grandi spirali. Si arrampicano su mura di case cui nessuno ha mai concesso una seconda pennellata e li  scaricano tutta l'elettricità.  Tu la ritrovi in questi scooter che ti tendono agguati ad ogni angolo di strada: senza rumore sono già alle tue spalle. E' la stessa energia che fa vibrare la macchinetta in mano a Yang Yuan mentre si prende cura dei tuoi capelli alla bottega Tingyi per Il terzo taglio con stile da una donna senza stile.
Energia libera per questo treno da 303 km/ h tra Shanghai e Beijing dove sfilano a destra trattori abbandonati, campi verdi e campi neri, a sinistra villaggi di tetti rossi schiacciati da cattedrali di cemento, alle volte colorate ma solo agli ultimi piani.
Se però cerchi di andare su FB o di aggiornare il tuo blog, lì l'energia non arriva, sono luoghi ancora troppo lontani.

Monday 3 June 2013

Surfing in Noosa (02.06)

Al Hell Gate del National park di Noosa (Sunshine coast) buttiamo gli ultimi pensieri australiani giù dal dirupo tra le onde ed i surfisti giovani e fisicati che le cavalcano. Sofia dorme nel backpack, Charlie medita appollaiata su di una roccia di granito. Sopra di noi incrociano gabbiani affamati, più o meno gli stessi che abbiamo affrontato 4 h prima per difendere i nostri sandwich da ripetuti assalti sfrontati. Abbiamo perso solo mezzo panino, quello di Sofia. Stasera siamo a cena da Bree la più australiana di tutte le australiane, mi saluterà con l'usual "ehi man how are you doing, man?" Man due volte, come rafforzativo del suo stile "no bullshit". Per il weekend Bree go surfing con altre due mamme; mettono i figli in spiaggia in comune e a turno una fa la babysitter mentre le altre due fanno surf.




Holden amaranto (24.5)

Con la mia Holden amaranto18 volte più piccola di quelle che vedi in strada, con un serbatoio da trenta minuti di autonomia, sfreccio su e giù per la rampa del garage evitando colonne di cemento, enormi pozze  d'acqua e gigangesche formiche australiane. Sofia gestisce il senso di marcia, io mi occupo della direzione delle ruote, il tutto condividendo 20 cm quadrati di plasticoso telecomando made in China. E' il primo gioco davvero interessante di Sofia, così interessante che non puoi solo stare a guardare.  Sono 2 anni e mezzo che aspettavo questo momento di forte condivisione insieme alle parole di Sofia alla mamma che sta uscendo:"Sofia wants to stay here and play with papa". Abbiamo acquistato la macchina in un megastore in città pagando in contanti. Vicino c'era un altro gioco abbastanza inquietante: "my first atm", una cosa tipo il mio primo Bancomat. Una macchina di plastica da cui uscivano finte banconote per la gioia della bimba fotografata mentre effettuava il prelievo. Aspettiamo ancora qualche anno prima di socializzare Sofia alle logiche economico monetarie ed ai parametri di Mastricht di cui sicuramente tiene conto il distributore di banconote per bambini.

Pensieri sparsi tra Adelaide e Brisbane (18.5)

Viaggiare allunga la vita. Un condensato di volti, profumi, storie, km, fotografie, stagioni, baci e sorrisi, lungo 6 mesi da condividere con Charlie e Sofia. 60.000 km nei cieli per 3200 punti avios della mia BA card, altri 16000 km di asfalto e polvere su cui sono sfilati 40 motel, 12 ostelli con bano compartido, 8 pubs imbevuti di pancetta e uova fritte e 53 altre sistemazioni in double room with standard bed per me e Charlie e nest di cuscini sul pavimento per Sofia. 47 vinerie e 243 vini degustati, poche bottiglie stappate, molte svitate. Tre paia di occhiali da sole, qualche t shirt, un paio di jeans e un telefono in meno.
Ho visto cose che non potete neanche immaginare: carri naufragare in fiumi di fango colorato sulle Ande, mentre camionisti argentini e cileni imprecano nella stessa lingua. Monoliti di ghiaccio staccarsi dalle vette del Perito Moreno e un esercito di hiphone cecare di mettere a fuoco il momento dell' impatto con l'acqua. Armate di pupazzi di neve elettrici accendersi nelle strade di New York accanto a Remagi elettrizzati. Cunette di sfortunati possum sparse su tutte le strade neozelandesi e stormi di sand flies divorare le mie carni a un metro dal primo tuffo nel Mare di Tasmania. Viaggiatori offrire lattine di birra agli altari del Gaucho Gill sulle strade della Pampas e bottiglie di Carmenere invecchiare al suono di canti gregoriani nelle cantine della Valle Central. Bombolette spray con dentro olio di oliva al posto del Raid svettare dall'ultimo piano degli scaffali dei supermercati di Brisbane, in compagnia di panetti di "spreadble olive oil".  Confezioni da 18 uova xxl stivate nei frigoriferi americani insieme a barattoli di Heinz tomato sauce da 2 lt. Ore e ore di Thomas and friends, Peppa Pig e Happy Feet.
Ho stretto la mano a Topolino nella sua casa in California, piena di specchi per il più arrogante del reame. Ho sostenuto una conversazione al tavolo del club peace and love di San Francisco dove la domanda per rompere il ghiaccio è: " tu cosa fai per la pace nel mondo?". Ho fraternizzato con giovani backpackers italiani accampati a Mission Beach facendomi dare del tu, almeno da qualcuno. Ho promosso la cultura locale donando 50 pesos all'agente di un fasullo Maradona per una foto insieme tra i colori della Bocha. Ho timonato una canoa ai confini del mondo mentre l'equipaggio mi incitava al grido "Schettinu, Schettinu!" e scalato vulcani in Chile con il mio bagaglio umano di 12 kg sulle spalle. Ho assaggiato spumanti fatti in frigorifero dalle donne di San Juan e degustato un nebbiolo fatto da un croato in un villaggio danese in piena California.
Mi sono alimentato a tacos in California, jugosi bife de chorizo in Argentina, pasta in Chile, fish and chips in new Zealand, hamburger in Australia, tra cui il temibile hamburger del minatore alto 7 strati, e ho fatto pizze spargendo scaglie di mozzarella  proudly made in Devondale.
Tutto questo per sentire, dopo 5 mesi di viaggio, la frase magica: "Papa come and play with me" mentre Sofia armegia due mattoncini Lego rossi.
Viaggiare e giocare, questa è la vita in qualche modo da allungare.



McLaren Vale (14.05)

Alla Coriole wineyard di McLaren Vale specializzata in Italian style wines Linda sorride stringendo tra le mani una bottiglia di barbera e una di sangiovese. Tra qualche mese se ne va 14 settimane in vacanza studio in Europa, di cui 4 in Italia. Un po' quello che ho fatto io ma sulla rotta inversa e sopratutto lei parte mentre io tra poco rientro. Scorriamo insieme la mappa dello stivale con i suoi vini, paesi e genti e viaggiamo (forse posso fare questo lavoro: fare viaggiare la gente in Italia per wine tasting). Assaggio un Fiano senza profumo, una barbera un po rough, un buon Sangiovese fruttato, smooth e di corpo.
Alla Samuels Gorge, la vineria più antica di Mclaren Vale si respira un profumo di storia e tradizione come in pochi posti del nuovissimo mondo. Un account della locale agenzia di  packaging illustra le proposte di etichette ai due wine maker (potrei farlo io quel lavoro e bere tanto vino penso) mentre la bionda Lucy ci propone 4 splendidi rossi intensi e persistenti: grenache, mourvertre, syrah e syrah reserve.
Dietro scorrono colori d'autunno italiano e colline, tra tutte McLaren è la valle più bella.





Birthwood (13.05)

Sir Williams Birthwood era un generale australiano che guidò le truppe al massacro di Gallipoli durante la prima guerra mondiale. Birthwood sono 700 anime nel cuore di Adelaide Hills. Al public bar di Birthwood si respira legno di oltre 100 anni, imbevuto di birra e di sano spirito patriottico. Una prima testimonianza scritta sul muro: "I prefer to push my Holden than drive a Ford". Holden ha un posto speciale nel cuore degli australiani come prima company a sfornare automobili really made here. Una storia gloriosa tra il 1948 e il 1998  come racconta un manifesto alla parete. Non sappiamo cosa sia successo dopo il 1998 e quando precisamente la gloria sia stata messa sul mercato ma oggi Holden è una medaglia appesa alle giacchetta di Mr GM, insieme a quelle di Chevrolet e Opel.
Un altro grido sul muro: "Wine in supermarket could mean a horror story ending for bottle shops and pub" per la felicità di Coles and Woolworth. In Australia se devi fare la spesa scegli tra due catene: Coles o Woolworth. Per fare benzina vai da loro,  lo stesso per l'assicurazione della macchina. Anche per una bottiglia di vino i prezzi migliori li trovi nel loro liquore store fuori dal supermercato, perchè qui cibo e vino non possono andare insieme, almeno finora. Adesso ci stanno provando, così Wooly e Coles insieme a GM si prenderanno davvero tutto. Sparirà questo pub con i suoi tatuati professionisti di darts che andranno a lanciare freccette nella corsia dell'igiene intima mentre le loro donne, bionde con gonna e stivali in pelle nera, popoleranno le casse del supemercato su una sedia rinforzata a reggere il robusto back. Qui resterà solo questa bambina che sale e scende le scale la notte; alcuni clienti di Birthwood dicono di esserci passati attraverso con relativi brividi da horror story.  

Campo base 12 Apostoli (08.05)

Soffia un vento primaverile sotto l'arco della Great Ocean Road. Siamo su uno di quel milione e 200 mila veicoli che ogni anno transitano su questa strada costruita a inizio secolo con pale e picconi. Sulla spiaggia di Torquay facciamo foto a surfisti mentre cerchiamo l'ultima scena di Point Break in mezzo alle onde che li travolgono. A Cape Otaway attraversiamo una foresta magica di Eucaliptus su cui crescono i koala. Ne contiamo 33, più dei babbi natale che ogni anno, sotto Natale, scendono dai balconi tra Torino e Milano. A Port Campbell vediamo i primi elicotteri incrociare all'orizzonte: siamo vicino ai 12 apostoli. Ancora qualche kilometro e approdiamo al campo base dei turisti: un autogrill con attraccate un centinaio di auto, decine di pullman e due elicotteri. Di qui si parte in volo sulla costa per un pacchetto completo: dodici apostoli, the gorges, the arch, mezzo London Bridge (l'altra metà è crollata). 





Intrappolati a Port Campbell (10.05)

Se la chinghia di ventilazione si sfilaccia e colpisce ripetutamente il condotto della sistema refrigerante che prima o poi si squarcia con conseguente fuoriscita di liquido verdastro e accessione della spia temperatura acqua sul cruscotto, devi buttarti fuori strada e spegnere tutto prima che inizi il processo di fusione del motore della rossa Bmw. Se questo capita mentre stai guidando nei pressi di Port Campbell hai la fortuna passare tre giorni intrappolato in questo paesino sulla great Ocean Road.   
A port Campbell si tratta di sopravvivere in terra straniera scegliendo tra il migliore fish and chip della città che dura fino a due giorni dopo sulla tua maglia o la pizza di Nico, venuto dalla Sicilia per sfornare margherite a 17,5 australian dollars, immagina il profitto di una 4 stagioni. Un pacchetto di wustell a 7,5 dollari al supermercatino locale ti fa capire che non c'è scampo in questo mattatoio per turisti da tutto il mondo.
Puoi allora abbandonarti ad una adrenalinica passeggiata sulla scogliera sopra mari e surfisti agitati e sotto un tramonto rosa. Mentre cammini raccogli la pelle di un baby red belly snake e da quel momento il fiatone sale mentre lo sguardo scende a vedere dove metti i piedi.
La sera in tv, collegata al DVD player, ci sono le avventure di Thomas and friends, un gruppo di amici treni cui capitano cose incredibili tipo perdersi nelle gallerie di un plastico ferroviario di un metro quadrato. Alla fine c'è un angelo della strada che si chiama Ken e vive in una officina tra carcasse di auto e barili di cherosene arrugginiti tipo "non aprite quella porta" che ti riporta la rossa  pronta per ripartire. 500 dollari dopo possiamo finalmente salutare il grazioso e vorace Port Campbell.







Saturday 11 May 2013

Great Ocean Road odissey

Piove una pioggia da domenica mattina di novembre sul nostro capanno con pareti finto legno, moquette marron e tendine di un rosa strapazzato dal tempo. Poco cibo in  frigo: due pezzi di pizza surgelata della sera prima, un quarto di Philadelphia, una porzione di salsa bernese del migliore fish and chips di Port Cambel, che ieri ha viaggiato con noi insieme a due wurstell del locale supermercato, una scatola di ostriche sott'olio da Melbourne, un litro di Coca, un quarto di Cabernet Merlot Sacret Hills morbido e profumato. Abbastanza per sopravvivere fino alla chiamata del pizza boy di stasera. Se guardi oltre la finestra hai la fortuna di vedere in casa del vicino di scatolone. Sei curioso di vedere la faccia di chi ha liberamente scelto di passare le vacanze nel Turist Park a due km da Portland. Ci ha portato qui il carroattrezzi ieri sera insieme alla nostra rossa fiammante BMW che continua ad avere temperature infernali nel motore.  Harry è rovesciato sul tavolo cone le orecchie basse e lo sguardo spento davanti alla televisone dove imperversano le avventure del postino Patch per la gioia di Sofia. Domani affittiamo una australianissima Holden Cruzer e cerchiamo di raggiungere Adelaide in qualche modo. Unica consolazione ieri sera all'ingresso forzato nel Park abbiamo visto un koala camminare in strada.  Cerco di scaldare un pezzo di pizza nel tostapane ma qualcosa va storto, siamo senza corrente. 

Friday 10 May 2013

Misteri sulla Great Ocean Road


A Cape Otway sulla Great Ocean Road c'è una targa che ricorda l'ultimo volo di Frederch Valentinich. Il 24 ottobre 1978 Frederick volava su un Cessna 1821 e proprio sopra Cape Otway ha preso la sua direzione verso sud e verso il mare. 12 minuti dopo, alle 19:12 e 28 secondi l'ultima trasmissione radio: "that strange aircraft is hovering on top off me again, and it is not an airplane". 100 metri più in là una scala a chiocciola dentro la pancia del ligtouse ti porta da Peter che all'ultimo piano lucida gli ottoni del faro. Starnutisce, si soffia il naso e poi lucida, il tutto con lo stesso fazzoletto.  Peter alimenta il mistero:"I should't talk about this but some nights you can see strange lights over the ocean". Quando saluti Peter una pacca sulla spalla è molto meglio di una stretta di mano. 10 km e qualche metro dopo il pannello di controllo di Phoebe (nome di battesimo della rossa BMW) impazzisce: spie rosse e gialle che lampeggiano. Non sono gli ufo, è il liquido di raffreddamento che "spreads eveywhere in the engine" come da diagnosi di Ken che sotto un tramonto di fuoco ci recupera con il suo truck. Sulla strada per Port Cambell, a bordo con Ken,  passiamo da un suo cliente che ha appena investito un kangaroo. La macchina del pirata della strada è ferma ma del canguro non ci sono tracce: forse questo se lo sono portato via gli alieni.


Sunday 5 May 2013

Yarra yarra 2

Alla Yering Farm di Yarra valley mentre Charlie e sofia giocano nel prato devo continuare il mio duro percorso di learning del vino australiano.  Max mi porta in viaggio con 8 calici, parla italiano ed ha due casse di Malvasia Istriana in cantina. Un vecchio fienile in legno e lamiera, qui si respira profumo di autenticità, qui a fine 1800 una famiglia svizzera di winemaker, i Dechamp, ha cresciuto le prime viti. Qui si continua la tradizione con Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Pinot Noir, Sauvignon Blanc, Shiraz e Merlot. Voglio provare tutto, mi resta in bocca uno spettacolare Cabernet Sauvignon 2004: marmellata di ciliegie e berry con note di pepe nero, complessità, morbidezza e freschezza, tannino levigato con un finale che dura. Il tutto per 50 Usd. Impegnativo.

Yarra Yarra

Alla famosa De Bortoli winery di Yarra Valley c'è una batteria di 6 wine girls che aspetta i clienti dietro al banco della degustazione. Il problema è che corrono da una parte all'altra così ad ogni giro cambi partner e devi ritrovare il giusto feeling per proseguire. La tariffa della casa è molto affordable: 5 dollari per un viaggio di sensazioni e piacere che dura quanto vuoi. Dentro al capitolo "Serious withes" ritrovo il sentore di cherosene in un Riesling Reserve 2010 e una bella freschezza con un finale dolce sulle labbra. Torna anche il profumo vegetale con un Sauvignon PHI 2010 "euro style". Sotto la voce "interesting reds" incontro un Sangivese "to try with Vongoli". Chiedo alla mia partner dall'altra parte del banco se i vongoli siano dei pesci australiani da abbinare ad un bicchiere di quello che immagino essere un clone del Sangiovese. Chiudo il mio viaggio con un bicchiere di Nebbiolo, non presente in degustazione, che mi conquisto vantando radici piemontesi e competenze da Sommelier certificato Ais. Devo però dargli un parere onesto: colore e profumo interessanti ma in bocca rough.

Profumi forti in Hunter Valley

Al pub di Cessnock la colazione ha il profumo di uova fritte e bacon che sale su dalla sala ristorante alle 7 di mattina e bussa alla porta della nostra stanza da tre letti a castello per un delicato risveglio. Ha il sorriso di Trisha che ti parla della nuova Zelanda mentre schiaccia i tomatoes sulla piastra. Ha il colore rosa di un enorme fiore in plastica appiccicato all'occhiello della nostra vicina di tavolo. Un po più in là una pattuglia di giovani rockettari in town per seguire una kermesse musicale. Siamo a meno di 200 km da Sydney in piena Hunter Valley a caccia di Chardonnay e Semillon. Contravvenendo ad ogni regola della degustazione ci prepariamo al wine testing con sapori forti.
Alla Pokolbin winery il profumo della pancetta è sostituito da una nota di cherosene per un raro Riesling sfoderato da Alan che sorride dietro al bancone. Un odore che riporta ai vini di Malborough; il riesling aged prende questo inconfondibile sentore per nasi robusti che si sono allenati con l'english breakfast. Alla Robyn Drayton family owned winery predomina il lilla: divani, pareti, fiori, anche la maglia di Kathie che mi versa un bicchiere di Semillon Reginald, ha il colore della Provenza. Sentore di mandorla tostata perchè il Semillon anche in bottiglia con tappo in plastica evolve con questo profumo.
Dopo sei vinerie rientriamo al nostro genuinissimo pub per una cena a base di burger e chips a riassorbire l'alcol ingerito. Ordino l'hamburger del minatore : beef, cipolla, barbabietola, ananas, pancetta, uovo fritto, cheese e salse varie, accompagnato da una lager per risciaquare il tutto. Ci vogliono 10 tovaglioli per domarlo.