Wednesday, 26 June 2013

Orecchie bioniche

A bordo della mia Nissan Quashqai sono affacciato allo stop pronto ad immettermi nella via principale. Esito non so da che parte della strada devo guidare, troppa Australia sulle spalle.
Profumo di erba appena tagliata e grano bagnato dai finestrini mi riporta a correre in mezzo a un campo seguendo il mio Ufo Solar per l'ultimo saluto prima del suo viaggio di sola andata verso il sole.
Scopro di avere un paio di orecchie bioniche, posso sentire e soprattutto capire ogni sibilo di conversazione che volteggia nella sala del bar mentre sono in coda per pagare il mio pieno di gasolio a 1,54 euro/l. Miracolo del ritorno alla lingua madre dopo mesi di spagnolo, inglese e soprattutto cinese.
Profumo di caffè a 50 centesimi alla macchinetta nella sala di attesa della Euro gomme. Sotto la mia macchina, con un ritardo di tre mesi, stanno sostituendo le gomme invernali con quelle estive per brusco risveglio dal lungo letargo. "Buongiorno cosa posso far per lei?" Mi mette a disagio questa formalità del "lei" che riscopro in questo posto cosi poco formale con mani piene di grasso, trapani, bulloni e profumo di gomma sintetica. "Vuole fare un'assicurazine sulle gomme nuove? Riparazione in caso di foratura o sostituzione se non si può riparare". Si mi interessa costa poco e vale in tutta Europa ma posso farla solo su due gomme, quelle che ho appena comprato, e sulle altre due? La risposta è veloce: "Ma si se si buca una gomma non assicurata può sempre bucare anche quella nuova per fare comunque arrivare il carroattrezzi. Buongiorno Italia al profumo di furbetteria.

Heatrow

Charles se la sorride mentre tira fuori 85kg di valigie dal porta bagagli della sua Ford Galaxy adibita a taxi tra Londra e Heatrow. Uno a uno sfilano i compagni della nostra avventura: Mr Blue, il più tosto con la sua stazza sempre un soffio sopra i 25 kg legalizzati dalla British Airways; Mr Red, 18,5 kg di scarpe, cinture e toilettires. Poi Mr Orange, contenitore di quello che le ricerche di mercato classificherebbero sotto la categoria "altro" ovvero tutto ciò che non riesci a mettere nelle valigie e ti devi portare in volo e Mar Green, il migliore amico di Sofia a volte seggiolino altre volte zainetto da spalla. Abbiamo deciso di battezzare i nostri bagali ricorrendo a inequivolcabili codici colore mutuati dall'universo cinematografico quando a una settimana dalla partenza abbiamo capito che la frase "le calze sono nella valigia blu, quella grossa" era molto meno pratica di "sono in Mr blue".
Siamo di nuovo a Heatrow, sei mesi dopo la nostra orbita intorno al globo; ci siamo arrivati con un taxista con sorriso dal Ghana appoggiato su una cravatta rossa semielegante. Quando è venuto a prenderci a Londra Charles mi ha chiesto se con tutte queste valigie stessi mo andando in Africa, gli ho risposto "no ma torniamo da un giro del mondo di sei mesi". "Che cosa avete mangiato, come vi siete mossi, dove avete dormito?" La sua curiosità è a 360 gradi e gli sembra una cosa davvero grossa questo viaggio, una specie di alternativa a 'scalare l'Everest". Adesso che siamo ritornati al campo base inizio a ripassare i ricordi e questa volta sono quelli di Sofia. Nei suo sei mesi in giro per il mondo c'è la California con la casa di Topolino, Mini e Gufy a Disneyland. La Patagonia è la terra delle pecore e dei Gauchos, soprattutto del Gaucho dell'Estanzia Galpon e della pecora tosata sotto i suoi occhi con fare molto macho. In Chile abita Jade, compagno di tre cene all' ostello di Pucon e primo uomo ("the man") di cui Soffia abbia ripetutamente chiesto notizie. La casella della nuova Zelanda è vuota, non ci sono uomini, animali o pupazzi animati da ricordare, forse non ci siamo mai stati. L'Australia è il paese delle grandi cose, la grande chitarra, la grande mela, la grande aragosta, la grande pecora e tante altre statue di dubbio gusto che sfilano sulle strade della East coast. La China è la "please no more picture" land, dopo centinaia di macchine fotografiche puntate sulla piccola diva che rendono ogni passeggiata una difficile sfilata da star.
"Cabin crew prepare for landing", anche noi ci prepariamo a questo brusco atterraggio. Con le ruote che toccano terra anche un brividino dentro che non sa bene in che direzione andare. Facce amiche oltre la sliding door aiutano ad ammorbidire il tutto.

Friday, 21 June 2013

Top China experiences

- Dormire a Hutong (Beijing) per camminare la mattina tra le viuzze in mezzo agli uomini in pigiama e alle gattare in vestaglia.
- Scivolare giù dalla Grande muraglia sul taboga facendo le pieghe in curva.
- Sfilare tra le luci del Bund di Shanghai proteggendo la star Sofia da un esercito di paparazzi.
- Sfrecciare a 300 km/h sul fast train da Shanghai a Beijing tra campi bruciati e torri di cemento avvolti da una nebbia post atomica.
- Cena a base di dampling dai mille ripieni e Tsingtao beer con pesce bollito in omaggio perchè hai superato la folle spesa di 100 yuan (12 euro).
- Navigazione in notturna, con altri 100 turisti cinesi,  tra i canali di Souzoh alla luce delle lanterne e al canto della tradizione con vendita finale di DVD fotografici.
- Affrontare il caldo bagnatissimo di Shanghai con un braccio incelofanato dopo aver fatto visita al Tattoo studio di Dylan.
- Discutere di cultural european mainstream con un abitante dell' Humble Administrator Garden in Souzoh con 40 gradi all'ombra.
- Ogni giorno cercare di superare le barriere linguistiche con il teatro del mimo. Ad esempio come spiegare al fruttivendolo di Hutong che hai già pagato per il gelato? Come fargli capire che sei uscito e sei rientrato nel suo negozio perchè ti sei dimenticato l'acqua che è l'unica cosa che adesso devi pagare? Ripeti la scenetta due volte poi, come nel gioco dei mimi, qualcuno finalmente intuisce. 

Thursday, 20 June 2013

Shanghai Tattoo

Allo studio Shanghai Tattoo di Dylan, terzo piano di un palazzo Blade Runner di Maoming Nan Lu road, puoi sfogliare la rivista Flash Tattoo e scegliere tra un coloratissimo guerriero del sol levante che si apre lo stomaco sprizzando sangue anche dagli occhi o un E.T. con uno sguardo languido su una schiena bianchissima. Io mi accontento di tre lettere verticali nero su rosa per un fonetico So-phi-a come degna celebrazione della fine del congedo parentale. Come dal dentista aspetto il mio turno seduto su un divano ma qui al posto del manuale della perfetta igiene orale c'è  un incoraggiante "Yes tattoo hurts" pennellato di rosso sul soffitto. Il livello di ansia è almeno doppio rispetto all'attesa per una otturazione. Davanti a me tre postazioni per artista tutte occupate per interventi graficamente più complessi e colorati della mia richiesta lineare in black and white. Fuori splendono i soliti grattacieli di smog e qualche pittogramma simile ai miei ma pulsante di rosso. Sotto un'adrenalinica compilation di hard rock stringo il layout con le mie 3 lettere tenendolo sempre dal verso giusto per evitare drammatici errori in fase di realizzazione dell'opera. Sto per agguantare il n. 5 di "Tattoo Erotica" quando l'uomo nero con la testa rasata e i lobi delle orecchie allargati mi chiama al suo banco di lavoro: è il mio turno.
Dopo 15 minuti di ago, inchiostro e pacca finale sulla spalla esco con un braccio incelofanato a proteggere il mio tessorro per affrontare i 42 gradi bagnati di Shanghai.

Italian cultural mainstream

Al giardino dell' Humble Administrator di Souzoh tira un'aria calda da cottura a vapore. La mia maglietta grigia Timberland indossata ancora bagnata da bucato nel lavandino del Soul hotel ha fatto in tempo ad asciugarsi e tornare umida, questa volta di sudore. Tanto Verde attorno per un beneficio puramente visivo senza alcun sollievo fresco sulla pelle. Lu della provincia occidentale se ne sta seduto su un pezzetto di storia fatta a muro di pagoda; armeggia una reflex con un teleobiettivo da far impallidire la torre del Bund di Shanghai. Svolti i convenevoli, come da dove vieni e perchè in Italia si parla Inglese (mi ha sentito discutere con Charlie), Lu sintetizza così la moderna fisolofia cinese :"pensare a fare soldi per comprare macchine e vestiti". Poi, a bruciapelo, mi spara l'impegnativa domanda: " what is the Italian cultural mainstream"?  A distanza di 6 mesi mi ritrovo in una situazione tipo tavolo delle conversazioni peace and love del Red Victorian Caffe di San Francisco, ma qui fa molto più caldo e non aiuta la concentrazione. Azzardo un "dipende dai periodi e dalla sottocultura di appartenenza (in inglese)".  Poi, anche con l'aiuto di Charlie, elaboro una risposta: "si lavora sempre e anche di fretta, specialmente a Milano, ma c'è sempre più la necessità di fermarsi per un buon bicchiere di vino o un piatto della cucina tradizionale". Gli ho sfoderato una sorta di teoria della slowfoddizzazione della società capitalistica in cui vino e cibo hanno ammorbidito tempi e modi del lavoro del proletariato e della borghesia. Un approccio agroalimentare che mette tutti d'accordo con le gambe sotto lo stesso tavolo. Continuiamo a parlare di bellezze e bruttezze architetoniche e della vita. Siamo d'accordo sul fatto che i palazzoni non devono per forza essere oscenamente comunisti come in China, vedi ad esempio cosa succede a New York. Lo stesso sul principio che la vita non è solo lavoro e che ci dobbiamo tenere strette le settimane di vacanza, in Cina sono 6 come in Italia. Anche solo per fotografare le bellezze di posti come questo dove, per la prima volta, si respira un pò meno inquinamento e si vede il cielo. Vorrei dire a Lu: "rimaniamo in contatto su FB" ma qui non c'è rete per i social media.

Memorie comuniste (15.06)

Per Claudio passaggiare tra il rosso e il nero della città proibita è un ritorno al passato. Classe 1960, capelli grigi arruffati sotto un berretto da marinaio, lui è venuto qui nel 1954 dall'Ecuador come Presidente della federazione degli studenti universitari. Ci è venuto in Transiberiana perchè Beijing era la terza tappa, dopo Mosca e Stalingrado, del congresso dell'unione internazionale degli studenti patrocinato dai popoli comunisti. E' stato invitato ad una cerimonia a Beijing con altre 200 persone dove erano presenti il primo Ministro e Mao.
Le sue memorie: "Allora era una società egualitaria, tutti vestivano dello stesso azzurro (solo nella più occidentale Shanghai le donne erano eleganti), abitavano nelle vecchie case in pietra e legno come quelle di Hutong e Mao era... meraviglioso". Oggi ci sono milionari, vestiti colorati ma palazzi grigi, inquinamento e Mao è ancora meraviglioso ma solo qui.
Per il resto Claudio ha girato un pro l'Italia tra Napoli, Milano e Torino, cita l'ultimo imperatore di Bertolucci e dichiara la sua passione per la nostra letteratura: "Dante e Petrarca e anche il Leopardi che è un romantico e pure Dannunzio anche se è un pò fascista".  Quando di prima mattina prende posto sul nostro express tour di Beijing, con quel suo farneticare in spagnolo e alcune affermazioni tipo "ho conosciuto Mao" penso che sia una specie di don Quisciotte un pò rincoglionito. Solo poco prima di essere scaricato dal minivan a fine tour mi accorgo di avere parlato con un romantico barricadero con la pelle consumata che ha viaggiato nel tempo per racconti con occhi pieni di emozione.

In città con Sofia

partiamo dal fatto che i cinesi adorano i bambini, anche per il solo fatto che se tutto va bene ne possono avere solo uno.  Mettiamo una creatura di due anni e mezzo, colori, linee e suoni occidentali, un pò di trecce e fiocchi rosa. Aggiungiamo un "ni hao" (il locale ciao) che esce dalla bocca quando incontra qualcuno ed è facile immaginare come mai Sofia appaia su un centinaio di smartphone disseminati tra Shanghai e Beijing. La sfilata inizia nell'elegante secondo piano del museo di People Square, in mezzo a 600 anni di porcellane dalla dinastia Ming a quella Quing, la vera attrazione è la bambola Sofia. Il guardiano con la fascia gialla, Il turista Koreano, l'amico del turista Koreano, l'appassionata di draghi blu e quella di fiori  rossi stendono Il loro iPhones al passaggio della piccola Italo australiana. La passerella prosegue nei vicoli della città vecchia di Shanghai dove, tra l'odore di riso bollito e quello di acqua marcia, il trasportatore di cartone, l'uomo in pigiama, la fruttivendola, la parrucchiera e l'uomo da bar si mettono in coda per una foto con Miss Sofia. Ancora sulla grande muraglia tra gli Iphones della turista con ombrello parasole, della venditrice di cappelini a stella rossa e della controllora della seggiovia, sotto un sole umido e opaco. E per finire ancora paparazzi tra le casette molto decadenti di Hutong: l'operatore ecologico, il giocatore di Majang, la cuoca di strada, la nonna del bimbo senza mutande, il bimbo senza mutande, il fumatore, la fabbricatrice di ravioli, il ciclista con la ruota storta, il venditore di aglio e tanti altri abitanti di questo mondo no frills. Tanti sorrisi, pochi denti, qualche tatuaggio, un pò di pance, molte ciabatte, alcuni gatti in legno che salutano: tutti alla corte di Miss Sofia per un'esperienza indimenticabile sotto questo cielo colorato di smog e umidità che non viene mai giù.